Usa, taglio stime mais e soia

Negli Usa, primo produttore ed esportatore mondiale di mais, i riconteggi di ottobre hanno pesantemente mutato gli orientamenti sugli sviluppi dell’export. Lo scrive Agrisole-Il Sole 24 Ore.
Le tensioni commerciali con la Cina e la frattura con l’Europa, dopo il via libera alle tariffe su beni importati dall’Ue per 7,5 miliardi di dollari, hanno sottratto dai conteggi di settembre 3,5 milioni di tonnellate di esportazioni made in Usa rispetto alla valutazione del mese scorso. Fino a settembre 2020, spiegano gli esperti del dipartimento americano, gli Stati Uniti esporteranno un quantitativo di mais di 51,5 milioni di tonnellate, in lieve aumento rispetto al pessimo bilancio 2018/19, ma in forte calo se rapportati ai 63,7 milioni di due anni fa. Le nuove stime si inquadrano in un contesto di grave difficoltà per il prodotto a stelle e strisce, con l’export che, in base ai dati preliminari di settembre, è sceso per il periodo ai minimi dal 1975.
Globalmente si prevedono scambi più frenati rispetto alla scorsa campagna, per un totale 170,8 milioni di tonnellate, con minori acquisti soprattutto dall’Ue e dal Giappone.
Anche per la soia l’Usda ha rivisto ieri al ribasso la proiezione sul nuovo raccolto yankee,
limando il dato di settembre di oltre 2 milioni di tonnellate. Il meno 20% previsto su base
annua (da 120,5 a 96,6 milioni di tonnellate) sarà almeno in parte controbilanciato da un 5%
di crescita del raccolto brasiliano, proiettato al livello record di 123 milioni di tonnellate,
nonostante le difficoltà nelle operazioni di semina causate dalla siccità.