Mercato dei cereali, intervista a D’Andria

Niccolò d’Andria, general manager di Gavilon srl, è vice presidente di Anacer. Con lui abbiamo affrontato alcune tematiche del settore cerealicolo.

D’Andria, come vede il mercato dei cereali in granella e, in particolare, quello del grano duro?

“Al momento le stime dei raccolti mondiali dei cereali sono ai massimi così come gli stock di alcuni dei maggiori Paesi produttori. A causa di tali previsioni i corsi dei prezzi dovrebbero restare stabili nel medio periodo attestandosi sui minimi, a meno di qualche effetto meteorologico imprevisto. Per quanto riguarda il grano duro a fronte di un grosso stock di riporto nella campagna corrente si registra un calo generalizzato degli ettari coltivati a livello mondiale, per cui i prezzi minimi che stiamo registrando in questi mesi dovrebbero riprendersi nel medio periodo”.

Quali previsioni possiamo fare per la stagione nei grandi Paesi produttori?

“Al momento i raccolti del Sud America sono abbondanti mentre non si registrano situazioni problematiche nell’emisfero Nord del pianeta. Le condizioni delle culture invernali sembrano essere in ottimo stato, mentre quelle primaverili sono in fase di semina. Bisogna però sempre monitorare le piogge dei mesi di marzo e aprile che sono cruciali”.

Cosa si aspetta dagli accordi internazionali tra UE e alcuni paesi terzi?

“L’apertura degli scambi con l’estero sono sempre basilari per migliorare l’efficienza di un sistema produttivo. L’Europa in tale senso si sta muovendo in questa direzione dimostrando un’apertura che senz’altro si tradurrà in un miglioramento dell’import/export nel nostro settore mantenendo sempre alta l’attenzione sui parametri sanitari”.

La scorsa estate è stata caratterizzata dalle polemiche sull’import di mais. Teme che si ripeteranno?

“Il nostro Paese ha un deficit strutturale che deve essere colmato per permettere alla nostra industria di funzionare correttamente. Negli ultimi anni questo deficit è cresciuto a causa della riduzione del seminativo investito a mais, per cui ritengo che tali importazioni continueranno ad un buon ritmo anche per la necessità di reperire un prodotto omogeneo adatto alle crescenti richieste qualitative dell’industria italiana”.

Si discute molto sull’etichettatura della pasta. Prevarranno i principi ideologi o la razionalità?

“L’Italia ha una storia come Paese di trasformazione in tanti settori. Riuscire ad importare, trasformare per poi riesportare un prodotto di altissima qualità che per di più in molti ci invidiano è un valore da salvaguardare a meno che non si voglia che i nostri imprenditori delocalizzino gli impianti produttivi altrove”.

Quale ruolo intendere svolgere Anacer, Associazione che raggruppa le principali imprese del settore, nel dialogo con le Istituzioni nazionali e con Bruxelles?

“L’Anacer da sempre è impegnata ad osservare i cambiamenti in atto nel nostro mondo ed in particolare nel commercio internazionale discutendone al suo interno con tutti gli associati. Per questo motivo ci stiamo adoperando facendoci promotori del dialogo con tutte le Istituzioni interessate al fine di garantire l’importazione di prodotti sani nel rispetto dei parametri sanitari imposti dal nostro Paese e quindi dando le massime assicurazioni per il consumatore finale. Allo stesso tempo e per il tramite del Coceral siamo presenti alle riunioni di settore che si tengono periodicamente a Bruxelles, dove si decidono i regolamenti che disciplinano il nostro settore e che di fatto impattano tutte le aziende che operano sul territorio nazionale mettendo a disposizione la nostra esperienza e competenza”.