Assemblea. Licciardi: ‘import necessario’

Bari, 24 novembre 2017. Si è tenuta questa mattina a Bari l’assemblea di metà mandato di Anacer (associazione nazionale cerealisti). Al centro del dibattito, il tema ‘L’importazione di materie prime a garanzia della sicurezza alimentare: il sistema Italia come caso di successo’.

Nel suo intervento, il presidente Carlo Licciardi ha motivato la scelta del tema: “Dobbiamo essere vicini alle aziende che vengono quotidianamente attaccate con false accuse in materia di controlli e salubrità dei prodotti alimentari. I cereali che importiamo, soprattutto per quelli che arrivano via mare, sono rigorosamente controllati nei porti di partenza e poi in quelli italiani. Il ministero della Salute pubblica continuamente i dati su questi accurati controlli: se ne evince che i casi ‘positivi’, quindi con problematiche, sono di poco superiori allo ZERO”.

Due le motivazioni per le quali l’import è necessario.

“L’Italia ha un fabbisogno di cereali pari a 40 milioni di tonnellate annua – ha detto Licciardi – ma ne produciamo soltanto 20 milioni. Ciò perché l’Italia non è strutturalmente in grado di fare fronte al suo fabbisogno. Il trend è quello di un import in crescita anche perché i produttori italiani non riescono, in certi casi, a produrre con la qualità richiesta. E’ il caso del mais, dove la produzione è scesa da 10 a 5 milioni di tonnellate a causa delle aflatossine presenti in questo cereale”.

Anche per quanto riguarda l’etichettatura “siamo al paradosso che in Italia dobbiamo indicare anche l’origine della materia prima, quando poi sugli scaffali troviamo prodotti alimentari provenienti da Francia, Grecia, Germania che non devono rispettare queste normative. Così danneggiamo fortemente l’industria della pasta, un fiore all’occhiello nel mondo. Non vogliamo favoritismi, ma regole chiare per tutti”.

Licciardi e i due vicepresidenti Alessandro Vitiello e Niccolò d’Andria, hanno rilanciato la proposta di un ‘tavolo’ con tutti i soggetti interessati al comparto agroalimentare, quindi anche con le associazioni degli agricoltori, per mettere fine al gioco al massacro che finisce per danneggiare l’economia nazionale”.

Il presidente dell’Autorità di sistema Portuale del Levante, Ugo Patroni Griffi, dopo aver sottolineato come il porto di Bari sia tra i principali scali nazionali per import di cereali, ha ribadito che “non è consentito a nessuno di mistificare la realtà in materia di sicurezza alimentare. Il Made in Italy non è l’origine del prodotto, ma la qualità della trasformazione della materia prima”.

Fabio Del Bravo, Dirigente dell’Ismea, ha analizzato il tema del peso del comparto agroalimentare nell’economia italiana.

“Il valore aggiunto sul Pil di agricoltura e agroalimentare – ha spiegato – è oggi pari al 3,6%. Se però consideriamo tutta la filiera (dalla produzione ai servizi logistici fino alla distribuzione) il valore del contributo alla formazione del Pil sale a circa il 15%. Su un fatturato alimentare di 132 miliardi di euro, 22 miliardi vengono dal comparto cerealicolo.

Causa i cambiamenti climatici, negli ultimi due anni il settore agricolo non ha potuto contribuire positivamente alla ripresa economica in termini di valore aggiunto prodotto. Di contro abbiamo anche note positive come la crescita delle aziende giovanili, degli investimenti e dell’occupazione agricola.

Il valore aggiunto dell’industria alimentare è invece cresciuto rispettivamente del 4.65 e del 3.2%. Da segnalare che se l’industria non ha ancora recuperato rispetto ai trend pre-crisi, il comparto agroalimentare è invece tornato in territorio positivo. Possiamo parlare di un settore ‘resiliente’.

L’elemento fondamentale della ripresa è il forte traino dell’export. Nel decennio, fatto 100 nel 2007, il manifatturiero è oggi a quota 114, mentre l’agroalimentare a 159. L’export dell’agroalimentare, nel 2007, rappresentava il 6% delle esportazioni, nel 2016 il 9%”.

Pietro Noè, direttore ufficio 2 della DGSAN del Ministero della Salute, ha spiegato come vengono effettuati i controlli sui cereali importati in Italia. “I controlli documentali _ ha spiegato Noè – vengono svolti su tutte le partite che giungono in Italia, quelle analitiche (come nel caso dei cereali) riguardano il 5%. La percentuale dei respingimenti dei cereali importati è bassissima.

Si parla molto, in questo periodo, di glifosate. La relazione dell’Efsa 2016 spiega che su 4.000 controlli nel 2015 sul piano Europeo, non sono state rilevate irregolarità. Infatti anche i controlli fatti in Italia hanno rispettato il trend europeo: tutti i controlli hanno avuto come esito che la presenza di glifosate è al di sotto dei livelli di rischio”.

(nella foto, da sinistra: Carlo Licciardi, Niccolò D’Andria, Alessandro Vitiello)