Import grano duro, l’assurdo caso Bari

La recente vicenda di Bari, dove un cargo di grano duro canadese è stato posto sotto sequestro per diversi giorni ripropone il problema della responsabilità dei controlli nei porti italiani. Dai campionamenti ufficiali il grano duro in questione è risultato assolutamente conforme ai parametri di legge, ma ciò non ha impedito ai ricevitori di sostenere ingenti costi aggiuntivi per la sosta forzata della nave.

E’ assurdo che se arriva una nave nel porto di Bari intervengano i Carabinieri della Forestale, la Procura, che si sequestri il carico e che si attendi la decisione del Giudice quando è l’Ufficio di Sanità Marittima, la struttura del Ministero della Salute, l’organo preposto ai controlli. In un Paese civile gli operatori devono poter lavorare in un contesto certo perché navi nei porti arrivano regolarmente tutti i mesi importando l’Italia oltre 2 milioni di tonnellate di grano duro ogni anno.

… “Sostanze tossiche e pesticidi nel grano canadese che era pronto a diventare pasta italiana”… “Troppo grano dall’estero in Italia”… “Picchetti contro il grano canadese”… “Grano potenzialmente contaminato”… sono solo alcuni dei titoli sulla stampa in questi giorni. Demonizzare gli arrivi di grano dall’estero è una strategia che, se dal punto di vista di alcune organizzazioni di produttori altamente politicizzate e mosse da fini tutt’altro che chiari porta a dei risultati di visibilità, dal punto di vista dell’economia del settore ha come risultato solo la lenta perdita di fiducia verso una industria, quella molitoria e pastaria che sono considerate un’eccellenza nella produzione di prodotti che vengono esportati in ben 190 Paesi diversi nel mondo.

Gli operatori che professionalmente si occupano dell’import di materia prima dall’estero vengono sottoposti a controlli anomali e ingiustificati da organismi che non sono propriamente preposti a questo scopo e che non fanno altro che causare rallentamenti nelle operazioni di sbarco arrecando milioni di danni all’intera filiera produttiva, oltre a denigrare un prodotto di qualità come è il grano duro canadese. Il Canada è uno dei Paesi che garantisce la qualità del suo grano esportato e di questo dovremmo prendere atto perché, ed è sempre bene ricordarlo, l’Italia è un Paese importatore di materia prima, ma non da oggi.

Denigrare quindi un settore d’eccellenza, storico, strutturato ed affidabile come quello della filiera del grano duro è incomprensibile se non dal punto di vista di coloro che pensano che debba essere riconosciuta una qualità, una salubrità ed un prezzo, a priori, solo per il fatto che il grano è coltivato in Italia, non riuscendo a comprendere che al processo di trasformazione prende parte, ed è indispensabile, anche l’integrazione con i  migliori grani duri del mondo che sbarcano in Italia per contribuire a produrre e commercializzare un prodotto finito, la pasta, che a prezzi competitivi viene servita sulle tavole degli italiani e dei consumatori di tutto il mondo e che il prezzo della materia prima, volenti o nolenti, lo fa il mercato nell’incontro della domanda con l’offerta.

Sembra che alcune organizzazioni godano nel creare difficoltà all’industria di trasformazione, oggi mettendo in dubbio la qualità della materia prima utilizzata, domani imponendogli un’etichettatura paradossale che non sortirebbe risultati se non aumentare i costi di produzione e presentare ai consumatori un prodotto italiano non sostenibile per qualità e quantità. Queste azioni mettono a rischio le migliaia di posti di lavoro delle persone impiegate nei processi produttivi di aziende che fanno eccellenza e la esportano nel mondo.

La nostra Associazione Nazionale Cerealisti, in rappresentanza delle imprese che operano nel settore dell’importazione dei cereali chiede fermamente alle Autorità competenti che vengano considerati elementi oggettivi prima di bloccare navi che, ricordiamo, costano investimenti, rischi, professionalità e managerialità. L’importazione di cereali dall’estero è una professione soggetta a ferree regole internazionali, regolamenti stringenti il cui rispetto assicura che la merce che arriva nei nostri porti e nelle nostre tavole sia di qualità sana, da qualunque Paese essa provenga perché non è importante il luogo di produzione, ma la qualità del prodotto che si manifesta solo con analisi nei laboratori autorizzati a verificare che il prodotto sia esente da elementi nocivi, ed è indubbio che il Ministero della Salute, attraverso le sue strutture preposte a questo scopo, effettua scrupolosi e vigili controlli su tutti i cereali che arrivano in Italia.

 

Roma, 23 Giugno 2017